La lunghezza focale è un parametro che in fotografia rappresenta la distanza tra il sensore e il centro ottico dell’elemento che funge da obiettivo. Tradizionalmente si riferisce alla pellicola, ma il concetto non cambia con il digitale, anche se ci sono fattori tecnici da considerare.
Questo punto, però, non sempre è corrispondente con il centro fisico dell’obiettivo, perché se si tratta di un array di più lenti la lunghezza focale può differire in maniera significativa da quella dell’elemento. Per questo è importante capire il concetto.
Campo dell’ obiettivo e lunghezza focale
La lunghezza focale è rappresentata da un numero solitamente espresso in millimetri, oppure in pollici e si trova riportato in bella vista su ogni obiettivo, perché è un parametro che un professionista deve poter valutare per regolarsi di conseguenza.
Più la focale è lunga, più stretto è il campo inquadrato, sempre mantenendo fisse le dimensioni del sensore di riferimento. Per converso, se è corta allora l’altro parametro risulterà più grande.
Obiettivi standard, grandangolari e teleobiettivi
Per convenzione è stato stabilito che la norma per la focale in un obiettivo standard sia pari approssimativamente alla diagonale del sensore o storicamente della pellicola. Questo ha portato ad alcuni problemi con le nuove tecnologie e una varietà di soluzioni per risolverli almeno in parte.
Ad esempio il formato 135, più noto come 35 mm, ha come obiettivo normale quello da 50 mm che approssima in maniera molto buona la visione umana ed è il più diffuso.
Quelli più lunghi si chiamano teleobiettivi per prendere immagini lontane mentre quelli più corti sono i celebri grandangolari e i macro che offrono modalità di ripresa differenti.
Lunghezza del fuoco per sensori APS-C e Full Frame
Le fotocamere digitali realizzate in standard APS-C montano un sensore di dimensioni minori rispetto a quello da 35 mm, per questioni legate alla tecnologia dell’epoca. Le reflex costruite con questo tipo di dispositivi si chiamano in gergo cropped frame.
Il nome deriva dal fatto che solo una parte delle immagini che passa attraverso la lente viene registrata dal sensore e il resto è tagliato via dai bordi. Quindi le foto possono risultare non ottimali per chi è abituato agli standard tradizionali, specie con le macchine più datate dove il difetto si sente notevolmente.
La fotocamera a pieno fotogramma da 35 mm di tipo standard registra circa 24 x 36 mm di superficie utile, ma fino a qualche anno fa i sensori non erano disponibili in quelle dimensioni, perché la tecnologia non era matura e sono state adottate soluzioni per rendere il meno grave possibile questo limite.
Per questo si sono diffusi i più accessibili sensori 15 x 22 mm. Con un po’ di calcoli di ottica, montando su una reflex digitale un 50 mm avremo una resa paragonabile a quella di un obiettivo da 75 mm, il che può dare non pochi grattacapi a chi non è esperto in materia.
Il calcolo, per fortuna, è estremamente semplice e il risultato si chiama lunghezza focale equivalente. Per la stima è sufficiente moltiplicare per un fattore 1.5 il rapporto tra la diagonale del sensore da 35 mm e quello del pezzo che vogliamo usare.
Nelle macchine digitali full frame, che hanno un sensore effettivamente di 24 x 36 mm, questo non accadde, perché è perfettamente equivalente al negativo da 35 mm delle tradizionali reflex a pellicola.
Per questo, prima di accoppiare macchina e obiettivo è meglio leggere sempre i dati di targa, per non rischiare sfocature e immagini illeggibili.